Il sindacato Anief, con la Confederazione Cisal, apprezza l’approvazione della riforma degli istituti tecnici superiori e ricorda che gli altri Paesi europei detengono tassi di partecipazione ai percorsi d’istruzione terziaria breve di gran lunga superiori al nostro: nel 2017 la Spagna contava ben 392.000 iscritti su un totale di 2.010.000 studenti immatricolati nell’istruzione terziaria in generale, la Francia 501.000 su 2.532.000, il Regno Unito 287.000 su 2.431.000, la Germania 192.00049 su 3.091.000. In Italia solo 11.000 su 1.837.000.
”In Italia il numero degli Its – ricorda Marcello Pacifico, segretario confederale Cisal e presidente Anief – era troppo ridotto rispetto a quelli degli altri paesi Ue: grazie ai finanziamenti del Pnrr è stato fatto un passo importante. Peccato che quei fondi sarebbero dovuti servire anche ad altro: come l’annullamento della supplentite e dei precari storici, l’incremento degli organici del personale scolastico sulla base dei bisogni e degli abbandoni, in grande quantità concentrati in determinate aree italiane, soprattutto al Sud e nelle grandi Isole; come si sarebbe dovuto cancellare lo scellerato dimensionamento che ha tolto tanto tempo scuola, concentrato troppi alunni nella stessa classe, cancellato troppe compresenze dei docenti, come pure gli insegnanti specializzati nell’insegnamento dell’inglese alla primaria”.
Per Pacifico, ”gli oltre 15 miliardi in arrivo dell’Unione europea sarebbero dovuti servire per innalzare l’obbligo scolastico fino a tutte le superiori, introdurre forme di carriera e aumenti di stipendio legati all’inflazione, assieme a specifiche indennità, anche di rischio, oltre che cambiare le regole sulla mobilità con l’abolizione dei vincoli ai trasferimenti e alle assegnazioni provvisorie. Nulla di questo è stato fatto, quindi la riforma degli Its può essere accostata alla classica montagna che alla fine ha partorito il topolino”.