Liberalizzazione dei servizi del trasporto pubblico: la Faisa Cisal scrive alle autorità competenti

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Mongelli: “E’ necessario avviare una discussione sulle reali ricadute del mondo del lavoro, soprattuto laddove, per essere competitivi, si innesca il perverso meccanismo della corsa al ribasso dei costi”


Con una lettera al ministro delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili e alle altre autorità competenti, la Faisa Cisal manifesta la propria preoccupazione sugli effetti che potranno avere sull’organizzazione del trasporto pubblico le modifiche alla disciplina dei servizi previste dall’emendamento al Ddl di Conversione del Decreto Legge n.121/2021 passato in prima seduta alla Camera.

“I nuovi commi da 5-sexies a 5-octies dell’articolo 1, introdotti in sede referente – spiega il segretario generale Mauro Mongelli – novellano la nozione di trasporto interregionale di linea con autobus ed, apportando modifiche al decreto legislativo n. 285 del 2005, riformano in modo significativo il settore dell’offerta al pubblico del trasporto su strada con autobus. Con la modifica approvata – sottolinea –  si istituirebbe una nuova nozione di ‘servizi di linea’ non essendo più richiesto che il percorso prestabilito del mezzo tocchi il territorio di almeno 3 regioni ma che diventi di «lunghezza pari o superiore a 250 chilometri e che colleghi almeno due regioni, restando ferma, per tali servizi di linea, la possibilità per i passeggeri di concludere il viaggio all’interno della stessa regione nella quale l’itinerario di viaggio è iniziato e, per le tratte all’interno della medesima regione e oggetto di contratto di servizio, la possibilità di servire relazioni di traffico limitate ai capoluoghi di provincia, nonché i servizi integrativi di cui al regio decreto-legge n. 1575 del 1931, aventi le predette caratteristiche». La scelta normativa sin ora vigente relativamente alla definizione di servizio di linea, che evidentemente si intende modificare, si fondava sul presupposto di evitare che soggetti autorizzati a tale tipo di servizio, potessero interferire con il servizio pubblico locale organizzato dagli enti territoriali e locali tramite le loro società partecipate. E’ evidente che, con la nuova norma, si creerebbe la sovrapposizione di detti servizi con i servizi di Tpl nell’ambito della Regione, mettendo in discussione obblighi e compensazioni di servizio pubblico nell’ambito dei contratti di servizio pubblici vigenti e, quindi, con effetti e ricadute sia sulle procedure di affidamento in corso ma soprattutto sulle tutele occupazionali. Per tali ragioni, ma soprattutto perché, sino ad ora, è in itinere un percorso partecipato di riforma complessiva del settore, nel rappresentare le nostre forti preoccupazioni sul tema, rimaniamo a disposizione per ulteriori chiarimenti e chiediamo di essere convocati ed auditi”.