«Da tre anni si registra una fuga dal lavoro del mare. Fortissima la carenza di personale marittimo non specializzato e la soluzione non può e non deve essere l’imbarco di personale extracomunitario (a condizione di oggettivo sfruttamento) nel cabotaggio italiano, rendendo più flessibili i vincoli sulla nazionalità degli equipaggi imposti dal Decreto 221/2016 – la cosiddetta Legge Cociancih. Tutto questo significa allontanare ancor di più le persone dal mare. Il declino è iniziato proprio grazie alla capacità armatoriale che, insieme alla manina di un certo sindacalismo, con l’ultimo contratto nazionale del dicembre 2020 ha messo ancor più in ginocchio le condizioni del lavoro, creando situazioni di instabilità occupazionale e maggiore stress lavorativo, per il sempre minor numero di membri d’equipaggio, e ha ridotto il già scarso potere d’acquisto del salario rispetto all’inflazione che oggi è ai massimi storici. E’ una battaglia su cui ci confronteremo con esponenti del governo e tecnici anche nel corso del X Congresso Confederale Cisal in programma dal 17 al 19 aprile a Roma». Lo riferisce in una nota il segretario confederale Cisal e segretario generale di Federmar Cisal, Alessandro Pico.