Morelli, Filp Cisal: “No alla ‘Daspo’, si al riconoscimento delle funzioni”

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Sulla stampa quotidiana di qualche giorno fa è stata diffusa la notizia che sarebbe allo studio del Governo una sorta di “daspo” per i Commercialisti.


Si apprende che la notizia sarebbe stata smentita dal Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze; tuttavia, in attesa di ben comprendere l’evoluzione della vicenda e la reale portata della “misura” che si intenderà eventualmente introdurre, mi sembrano necessarie alcune considerazioni.

È bene chiarire da subito che la previsione di una “daspo” nei confronti della categoria rappresenterebbe una degenerazione delle misure di contrasto all’evasione operata direttamente nei confronti di chi, invece, è sempre stato ed è, in prima linea a difesa degli interessi erariali: i Commercialisti.

A bene vedere, si tratterebbe di una misura umiliante nei confronti dei Professionisti in generale: è vero, oggi essa sarebbe rivolta solo alla platea specifica (i.e. i Commercialisti) ma domani chissà quale altra categoria professionale potrebbe essere destinataria di “misure” denigratorie di questo tipo. Sfugge che oggi i lavoratori autonomi professionisti sono la categoria meno tutelata. Sono soggetti senza diritti, con solo numerosi e crescenti obblighi, sempre più esposti a rischi di qualsiasi genere. La posizione sociale assunta un tempo dai professionisti oggi è solo un retaggio storico.

E’ proprio questo il caso dei Commercialisti. La vita quotidiana è inumana. Le continue scadenze e adempimenti, imposti per alleggerire il lavoro all’Agenzia delle Entrate stanno portando al collasso la categoria. Nessun giovane vuole più approcciarsi a questa professione dal futuro incerto sia economicamente che per la qualità di vita; analogamente, molti professionisti con decine di anni di preziosa esperienza alle spalle, hanno deciso di abbandonarla, stanchi di svolgere un lavoro affatto gratificante. Questo potrebbe portare ad un vero e proprio circolo vizioso: i giovani non intendono più svolgere la professione e, al contempo, i professionisti “anziani” la abbandonano prematuramente e, insieme ad essa, la possibilità di trasferire il proprio know-how accumulato in decine di anni di esperienza. C’è il rischio di un vero e proprio dramma generazionale interno alla categoria, con danni incalcolabili per il Paese intero.

Vorrei stigmatizzare che se i Commercialisti dovessero incrociare le braccia e non prestare più la propria opera professionale come intermediari fiscali, come revisori dei conti degli enti pubblici (si aggiunge, con compensi risibili), come componenti dei collegi sindacali, come consulenti aziendali, etc., l’Italia subirebbe un collasso.

Ebbene, è in questo desolante scenario che si inserisce la cosiddetta “daspo” per i Commercialisti: a questi Professionisti non vengono riconosciute le funzioni svolte, non si riconosce un equo compenso, non si riconoscono quei diritti fondamentali previsti per i lavoratori dalla nostra Costituzione: gli si riserva il trattamento dei peggiori ultras.

La schizofrenia delle norme in materia fiscale spesso cela l’assenza di comprensione del fenomeno e, soprattutto, la scarsa conoscenza reale delle tematiche sulle quali si intende legiferare. Questo comporta l’emanazione di provvedimenti completamente inconsistenti per il contrasto alla vera evasione e dannosi per i contribuenti e i Professionisti che li assistono. La vera evasione si può davvero contrastare non vessando i Commercialisti ma sfruttandone adeguatamente ed oculatamente le professionalità. I Commercialisti mettono quotidianamente la loro opera e competenza al servizio dello Stato. Ad essi devono essere necessariamente riconosciute le funzioni svolte e, a fronte di rilevantissime responsabilità, adeguati compensi.

In definitiva, no a misure del calibro della “daspo” e sì al riconoscimento di funzioni del Commercialista. Nell’argomento che oggi ci interessa si potrebbe ad esempio, prevedere – in luogo di una misura non dignitosa e senza alcuna utilità pratica – un’ulteriore funzione riservata da attribuire ai Commercialisti di certificazione integrale dei dati contenuti nei bilanci e nelle dichiarazioni dei redditi. Il dato contabile e il dato fiscale (ormai inscindibili, soprattutto alle luce delle recenti riforme che hanno interessato i bilanci civilistici e la normativa fiscale) sarebbero quindi (volontariamente) certificati da un soggetto riconosciuto come esperto della materia. Si tratterebbe, dunque, di un’attribuzione di una funzione pubblica al Commercialista, di estremo rilievo tanto per gli interessi erariali quanto per la certezza del diritto ma a fronte della quale sarebbero disciplinati precisi obblighi, responsabilità e, necessariamente, adeguati diritti e compensi.

Questo quanto dichiarato da Vincenzo Morelli, Commissario Nazionale Filp Cisal