Dl Rilancio, Filp Cisal: “Professionisti figli di un Dio minore”

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Il Commissario Nazionale, Vincenzo Morelli: “Esclusi dai contributi a fondo perduto e indennità quasi dimezzate rispetto ad altre categorie di lavoratori autonomi


I professionisti sono figli di un Dio minore. Questo è, in sintesi, quanto si evince dal “Decreto Rilancio”, finalmente approdato in Gazzetta Ufficiale dopo una lunghissima attesa (d.l. 19 maggio 2020, n. 34). Il decreto, infatti, da un lato, esclude i professionisti dai contributi a fondo perduto e, dall’altro, attribuisce (forse) loro indennità quasi dimezzate rispetto ad altre categorie di lavoratori autonomi. Ma andiamo con ordine. Il “Decreto Rilancio” all’art. 25 prevede un articolato sistema di contributi a fondo perduto per una vasta platea di imprese e di lavoratori autonomi. Contributi che, in effetti, partono da un minimo di mille euro possono arrivare anche a svariate decine di migliaia di euro. Ma, si sa, il Diavolo si nasconde nei dettagli che, in questo caso, sono rappresentati dal comma 2 dell’art. 25 il quale, come implacabilmente chiarito dalla Relazione illustrativa, “contiene le categorie di soggetti che non possono in ogni caso beneficiare del contributo”: tra i quali “i professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria di cui ai decreti legislativi 30 giugno 1994, n. 509 e 10 febbraio 1996, n. 103”. Dunque, coloro appartenenti alle professioni ordinistiche (es. avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, etc..) sono esclusi per legge dai contributi a fondo perduto previsti dal “Decreto Rilancio”. Mal comune mezzo gaudio, direbbe qualcuno, considerato che anche altri lavoratori autonomi sembra che siano tagliati fuori dal contributo a fondo perduto (coloro che hanno diritto al bonus erogato dall’INPS). Ma, in ogni caso, si tratta di una disposizione davvero inspiegabile che, oltre a prestare il fianco a profili di legittimità costituzionale, ignora completamente lo stato di gravissima crisi che tutte le professioni stanno vivendo da tempo; crisi, indubitabilmente aggravata dalla crisi epidemiologica. Prova ne è che nel mese di aprile, come noto, la previdenza italiana, anche quella riferibile alle Casse previdenziali, è andata in tilt per il “click day” di centinaia di migliaia di autonomi e di professionisti che hanno richiesto la nota indennità di 600 €. Quello che colpisce è poi l’accostamento dei professionisti agli altri soggetti “esclusi” dal contributo in oggetto quali, principalmente, gli enti pubblici e gli intermediari finanziari. Quasi che il legislatore volesse affermare, senza alcun fondamento, che i professionisti sono categorie “privilegiate” che non risentono della crisi e che quindi non hanno diritto per definizione ad alcun contributo. Ma l’accanimento del legislatore sui professionisti non finisce qui e si estende anche al “reddito di ultima istanza” previsto dall’art. 78 del “Decreto Rilancio”. Questo, per i mesi di aprile e di maggio, è differenziato, per importi e procedure, dall’indennità prevista per i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata INPS (art. 84 del “Decreto Rilancio”). Chiariamo perché. Come è noto, l’art. 44 d.l. n. 18 del 2020 (“Decreto Cura Italia”) ha introdotto il “reddito di ultima istanza” per i professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria. Per il mese di marzo 2020, l’indennità, pari a 600 €, è stata corrisposta ai suddetti soggetti in virtù di quanto previsto dal Decreto interministeriale del 28 marzo 2020 e dei criteri in esso stabiliti. Peraltro il successivo art. 34 d.l. n. 23 del 2020 del “Decreto Liquidità” (ora per fortuna soppresso) aveva in via retroattiva ristretto pesantemente l’ambito applicativo della norma richiedendo l’iscrizione in via esclusiva alla cassa di previdenza. Solo il buon senso delle Casse di previdenza ha consentito a molti professionisti (che, magari, saltuariamente effettuavano docenze che confluivano per importi irrisori nella gestione separata INPS) di accedere comunque al bonus. Ebbene, il suddetto art. 78 del “Decreto Rilancio”, in effetti, riconosce ai professionisti il “reddito di ultima istanza” anche per i mesi di aprile e di maggio: tuttavia, non prevede il medesimo importo di 1.000 € per il mese di maggio, che invece è assicurato solo ai lavoratori iscritti in gestione separata INPS. Questo in quanto il “reddito di ultima istanza” dovrà essere attuato da un nuovo decreto ministeriale che sarà, di fatto, libero di stabilire gli importi da corrispondere ai professionisti, in funzione dello stanziamento di bilancio (1.150 ml €). Dunque, potenzialmente, il decreto potrà prevedere importi anche significativamente differenti dai 600 € e, con ogni probabilità, così sarà, considerata l’esperienza dell’indennità di marzo. Peraltro, la Relazione illustrativa afferma che per mesi di aprile e maggio 2020 l’indennità a favore dei professionisti sarà di “600 euro”, con ciò confermando i timori sopra indicati. Anche le procedure per il riconoscimento dell’indennità ai professionisti si differenzieranno (presumibilmente) da quelli previsti per i lavoratori iscritti in gestione separata INPS. Per questi ultimi, è stabilito un automatismo nel riconoscimento dell’indennità, almeno per il mese di aprile: per i professionisti, bisognerà vedere se il decreto ministeriale stabilirà limiti particolari. A proposito dell’emanando decreto ministeriale del “reddito di ultima istanza” dei professionisti, questo, secondo quanto previsto dal “Decreto Rilancio”, doveva essere emanato il 16 maggio 2020 (ovverosia entro 60 giorni dall’entrata in vigore del “Decreto Cura Italia”). Il ritardo sulla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del “Decreto Rilancio (avvenuta solo il 20 maggio) non ha però consentito la pubblicazione del nuovo decreto ministeriale. Di questo ora non si conosce la sorte, con buona pace di tutti i professionisti, per l’ennesima volta dimenticati dal legislatore. Insomma, i professionisti sono senza contributo a fondo perduto e anche il “reddito di ultima istanza” presenza profili di incertezza. Sì, per il legislatore, i professionisti sono senza dubbio figli di un Dio minore.