Coronavirus, Cavallaro a dibattito UniPegaso: “Misure non adeguate e attuate in ritardo”

Comunicati stampa, Primo piano

Le dichiarazioni del Segretario Generale, ospite del forum on-line organizzato dall’Università Telematica diretta da Danilo Iervolino: “Preoccupato per il futuro”


“Sono ottimista di natura ma anche con il massimo dell’ottimismo non riesco e non posso esprimere un pensiero positivo legato alla maggior parte delle misure adottate per contrastare la crisi, sanitaria prima ed economica poi, causata dall’emergenza Coronavirus”. Così il Segretario Generale della Cisal Francesco Cavallaro durante il forum online, moderato dal giornalista Nicola Porro e organizzato dall’Università Telematica Pegaso. “Quello governativo non è un ruolo semplice, non lo è stato e non lo è sicuramente in questa situazione ma secondo noi – ha spiegato Cavallaro – si poteva e si doveva fare di più soprattuto nei tempi di attuazione. Tutto o quasi è stato fatto in ritardo. Dalla presa di coscienza della pandemia al lock-down. Dai protocolli di sicurezza alle azioni economiche a sostegno di chi è stato più colpito. Penso alla cassa integrazione attivata a singhiozzo. Penso – ha sottolineato Cavallaro – al bonus di 600 euro stanziato in maniera confusa e comunque praticamente due mesi dopo l’inizio dell’emergenza. E poi i prestiti alle aziende difficili da richiedere e comunque sempre dei prestiti, le misure europee che, al di là della modalità, non vedremo se non tra diversi mesi. Azioni in ritardo che hanno causato nuovi poveri, perdita di milioni e milioni di posti di lavoro e chissà cos’altro causeranno nel futuro. Un futuro – ha continuato – in cui vivremo sicuramente una nuova normalità sociale e lavorativa che al momento non posso che sintetizzare con un grande punto interrogativo. Di sicuro non potremo lasciare i lavoratori in cassa integrazione vita natural durante, non potremo erogare bonus vita natural durante. Sono molto preoccupato – ha proseguito – anche perché a pochi giorni da una possibile fase 2 non sappiamo come muoverci. Non lo sanno soprattutto tutte quelle persone che torneranno ad uscire, ad aprire le attività chiuse da due mesi. Per chi le apriranno? Con quale e quanto personale riapriranno? Quante di quelle aziende avranno la forza economica di riaprire e/o garantire i posti di lavoro con le nuove disposizioni di sicurezza? Chi potrà andare ad acquistare beni o servizi dal parrucchiere piuttosto che al ristorante o in un negozio d’abbigliamento? Al di là di alcune riforme strutturali di cui mai come oggi il nostro Paese ha bisogno, penso per esempio alla burocrazia e al fisco, ecco alcune delle nostre domande al Governo al quale rinnoviamo l’invito al confronto con la speranza non di essere più bravo del recente passato ma quantomeno più celere nel dare risposte concrete”.